Il Coronavirus non lo ferma. Filippo Pezzini lancia l’album “Flemmatico”
Filippo Pezzini, classe 1987, musicoterapeuta milanese e artista della musica, dopo anni passati a intrattenere musicalmente amici, conoscenti e clienti che anelavano le sue varianti della grande musica d’autore per eventi, feste e spettacoli teatrali, si lancia nel cantautorato e compone personalmente il suo primo album: Flemmatico.
Come è nata l’idea di “Flemmatico”? E soprattutto perché “Flemmatico”?
L’album, devo precisare, parte alla fine de 2017. Volevo un titolo che mi rappresentasse. Io credo che sia il termine più vicino a Filippo Pezzini, che è proprio “flemmatico”. Ho sviluppato queste tracce tra il 2017 e il 2019, collaborando con diversi musicisti che mi hanno aiutato molto e hanno arricchito con la loro tecnica i miei arrangiamenti. Il lavoro è stato triplice, perché ho scritto i testi, le musiche e composto tutti gli arrangiamenti, ma l’anima di questo album è la sinergia che si è creata tra me e i validi musicisti.
Da dove arriva l’ispirazione? Cosa viene prima e cosa viene dopo? La musica, il testo, l’emozione?
Prima di tutto nasce la musica, credo molto che la musica sia un vero e proprio linguaggio. Possiamo dire che non sono io a scrivere le musiche, sono le musiche a suggerirmi che cosa scrivere.
Questo è il mio mondo. Il progressive rock e il cantautorato sono gli stili che più mi rappresentano con i loro due massimi esponenti, che sono sempre stati anche i miei mentori di riferimento: Peter Gabriel e Fabrizio De André. Loro sono stati capaci di tirare fuori la mia musica.
Quanto di Filippo Pezzini entra in questi testi? E cosa è importante per te comunicare con questo album?
Questo album è Filippo Pezzini al 100% ed è il motivo per cui ho scelto come titolo la parola Flemmatico. Volevo un termine che rappresentasse me, quindi l’obiettivo era quello di comunicare in modo più veritiero possibile Filippo Pezzini. Ho voluto raccontare le parti più importanti di me attraverso storie ed episodi che ho realmente vissuto, attraverso i quali Filippo Pezzini si mostra. Ogni canzone rappresenta una parte, una caratteristica di me e della mia evoluzione personale nel tempo. Ho cercato di raccontarmi a 360 gradi.
Ci sono delle illustrazioni molto particolari in questo album. Parliamone un po’, perché questi disegni rappresentano proprio l’essenza di queste canzoni. Perché hai voluto illustrarle?
Io credo che le diverse arti, come la musica, il disegno e il teatro possano andare di pari passo. Il mio obiettivo è quello di poter fare delle rappresentazioni live mischiando queste tre tipologie. I disegni di Flemmatico sono realizzati da Angelica Orsetta Bellani, una straordinaria artista che ha rappresentato le canzoni in modo unico.
E la copertina? A quanto ho capito, rappresenta un aneddoto già di per sé.
Esatto. Per la copertina ho chiesto alla mia psicoterapeuta di rappresentarmi. Chi meglio della mia psicoterapeuta poteva farlo? Lei ha accettato purché io non le chiedessi che significato avesse il disegno che ne sarebbe scaturito, che è stato realizzato con dei pastelli a cera.
Quando l’ho visto per la prima volta mi sono soffermato sugli occhi, perché secondo me l’artista ha preso in pieno la mia espressività. Ha colto proprio il mio sguardo, e mi fa impazzire perché non posso chiederle niente, ma preferisco che rimanga un mistero.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Tra poco inizieremo i lavori per il secondo album. Ti anticipo una chicca: mentre questo album parlava di Filippo Pezzini, il secondo sarà quasi sicuramente basato sul tema del viaggio. Ho già qualche idea sulla rappresentazione grafica della copertina.
Ora sfortunatamente siamo in una situazione di emergenza sanitaria. Come ti stai muovendo per continuare il tuo lavoro col covid-19? So che stai attivando molte iniziative online.
Sicuramente questa condizione forzata ma necessaria ha mutato molti dei programmi che mi ero prefissato. Ciononostante, non tutti i mali vengono per nuocere. In questo momento storico è possibile ritrovarsi ulteriormente: esco dal girone dei frenetici per essere in costante contatto con me stesso. Cosa comporta? Cosa posso scoprire?
Ad esempio, le lezioni online che pratico coi miei allievi hanno migliorato il mio ascolto, grazie al limite prodotto dalla connessione, che impedisce una perfetta sincronia tra il suono della mia voce e quella del mio allievo. Posso solo ascoltare, l’allievo si percepisce maggiormente, perché tutto dipende dal suono della sua voce o del suo strumento. Ho imparato che il più delle volte le risposte risiedono nell’altro e non in noi o nelle nostre preoccupazioni.
Intervista e foto a cura di Greta Valentina Galimberti